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48 | capitolo quinto. |
l’occhio sinistro prima di tutto, perchè secondo le loro credenze figura l’anima del mangiato, e le tribù americane dell’Amazzoni che bruciano il cadavere bevendo poi la polvere per appropriarsi i pregi di lui.»
— Ma come, l’antropofagia non è ristretta agli isolani del Grande Oceano?
— No, Anna, — disse il capitano. — Più o meno tutti i popoli hanno praticato il cannibalismo. I galli, che sono gli odierni francesi, mangiavano gli uomini, e ne fanno fede le caverne ossifere scoperte nelle vicinanze di Parigi, a Ville-Neuve-Saint-George ed a Saint-Maure; nel Portogallo in una sola caverna furono raccolti 9500 denti umani e gran numero di ossa portanti le tracce della combustione e degli istrumenti taglienti.
Mangiavano uomini gli abitanti dell’Asia Minore; i giapponesi ed i messicani per spirito religioso; anzi aggiungerò che questi, discendenti del grande impero di Montezuma, rimproveravano agli spagnoli il sapore amaro delle loro carni!...
— È incredibile!... — esclamò miss Anna con orrore.
— Un tempo poteva dire così, ma oggi la scienza ha messo tutto in chiaro. Del resto l’antropofagia è ancora molto estesa; si mangiano uomini fra i Battias, di Sumatra, dove il cannibalismo ha spiccatamente il carattere di punizione, fra gli Indiani dell’America del Nord per vendetta, fra i Cafri, i Caraibi di Masoris, nel Congo, nel Timbuctu, nel Dahomey e nell’Ogowai per pura leccornía. Aggiungerò per ultimo che a Taiti, isola oggi civilizzata, or non è molto, in un periodo di carestia si mangiarono tante persone, che fu chiamato quel tempo «la stagione da mangiare gli uomini» e che in Francia nel 1090 e in Egitto nel 1200, pure in tempo di carestia, si andava a caccia delle persone per venderne la carne!...