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40 | capitolo quarto. |
L’acqua pareva che fosse diventata una immensa distesa di bronzo fuso, che aveva splendidi riflessi argentei, ma intersecati qua e là da linee che parevano di fuoco e che cangiavano ad ogni istante forma, diventando circolari per poi rompersi ancora. Le onde frangendosi contro i fianchi neri del legno, pareva che mandassero miriadi di scintille, le quali prendevano i colori più brillanti che si possano immaginare.
Torme di pesci gli uni più strani degli altri, allungati e neri, corti o grossi e di svariati colori, correvano, guizzavano in quel mare d’argento, inseguendosi, giocherellando, battendosi e divorandosi, ora scendendo ed ora salendo alla superficie, mentre immobili come ombrelli aperti o come funghi giganti, galleggiavano i polipi dalle carni trasparenti e gelatinose. Miriadi di molluschi fosforescenti andavano alla deriva, lasciandosi portare dal flusso, spiegando ognuno un lampo di luce diversa: ecco le pelagie che ondulano pigramente, simili a paracadute che si lasciano portare dal vento; ecco le melitee dalle cui braccia stranamente incrociate sprizzano lampi d’un rosso cremisi; ecco le acalefe microscopiche che sembrano costellate di diamanti della più bell’acqua, le vellele le cui creste tramandano una luce azzurra d’una infinita dolcezza, e le beroe, le meduse, le osyroe, ec. che uniscono i loro bagliori a quelli che producono certi piccoli molluschi, grandi come un pollice, di forma cilindrica, di consistenza delicatissima e che si trovano colà ammassati a miriadi, invadendo una larga zona di mare.
La Nuova Georgia, immobile su quel mare, spiccava vivamente con la sua nera massa su quella argentea superficie, e pareva che più non navigasse, ma nuotasse sopra un’atmosfera abbagliante, fosforescente.
Miss Anna, il capitano Hill, il tenente Collin e tutti i marinai