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38 capitolo quarto.


diva ed ora diventava rosso, e i suoi muscoli avevano delle scosse nervose. Si sarebbe detto che una collera tremenda, frenata a gran pena, ruggiva nel cuore di quel marinaio, raccolto quasi morente sui flutti del Grande Oceano.

Fortunatamente l’attenzione dell’equipaggio venne in quel momento attratta dalla comparsa di un magnifico pesce-veliero o sword-fisk, come l’hanno battezzato gli inglesi. Appartiene alla specie dei pesci-spada, coi quali ha anche qualche somiglianza e s’incontra spesso nell’Oceano Pacifico, dove viene assiduamente cacciato dagli isolani che apprezzano assai le sue carni, che sono delicatissime, specialmente se giovane. Se è ricercato è però anche temuto, perchè è d’un temperamento violento.

Quello che navigava nei pressi della Nuova Georgia, misurava non meno di dieci piedi di lunghezza e portava un corno lungo quasi due metri, rotondo anzichè piatto come quello del pesce-spada e in parte spuntato. Aveva spiegata la sua natatoia dorsale di cui si serve come d’una vela, e si lasciava portare dal vento.

— Sono pericolosi, padre mio, tali pesci? — chiese Anna al capitano, che seguiva con curiosità la corse di quello strano abitatore del mare.

— Tutti gli isolani lo temono, ed è così coraggioso da affrontare anche le balene ed i vascelli.

— Eppure non è grande.

— È vero, ma la sua arma è robusta e ne fa un grande uso. È quasi impossibile incontrarne uno che abbia il corno intero, e vedi che anche quello lì lo ha smussato. Nella sua rabbia, s’è visto sovente precipitarsi contro i bastimenti che egli forse scambia per balene e piantarvi profondamente il corno. Anche la nostra Georgia ebbe un giorno la prua trapassata da quell’arma.