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le bizzarrie di bill. 37


dall’aspettarsi, restò come fulminato; ed un rapido pallore, seguíto subito da un vivo rossore, gli passò sul volto. Si volse di colpo verso il tenente che pareva non avesse dato il menomo peso a quella significantissima domanda, e piantandogli in viso due occhi nei quali guizzava una cupa fiamma, gli chiese:

— Cosa intendete di dire?

— Nulla, vi ho fatto una semplice domanda.

— Ah! Ora comprendo! — esclamò Bill battendosi la fronte. — Voi mi domandate se conosco un’isola dove si custodiscono i forzati inglesi. Ma perchè tale domanda?...

— Ve lo dissi già, per una curiosità qualunque.

— La conosco quell’isola di fama sinistra. Ho approdato una volta su quelle spiagge coll’Alert, un bastimento americano che faceva il traffico fra le isole del Pacifico come il vostro. Brutta isola, signore, e brutti abitanti.

— Me lo immagino.

— Dove siamo ora? — chiese il naufrago che pareva volesse troncare quel discorso che non gli andava troppo a sangue.

— Abbiamo lasciato da un’ora l’isola di Vanikoro e corriamo verso le Nuove Ebridi.

— Grazie, signore. —

S’inchinò dinanzi a miss Anna, salutò il tenente e giunto a prua si sedette sopra un gruppo di funi senza aggiunger sillaba. Quell’uomo però pareva in preda ad una strana inquietudine, dopo la domanda rivoltagli dal signor Collin.

I suoi occhi, che avevano una luce falsa, giravano nelle orbite fissandosi ora sul tenente che passeggiava in coperta ed ora su di Anna che discorreva col padre, e le sue mani si stringevano energicamente come se stritolasse qualche cosa. Il di lui volto ora impalli-