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30 capitolo terzo.


— Spiegati adunque.

— Ecco qui: La Perouse, come già saprai, era scomparso coi suoi due vascelli dopo d’aver fatto numerose scoperte e d’aver fatto capire che si recava nell’Oceano Pacifico. Le ricerche non approdarono a nulla, quantunque il capitano D’Entrecasteaux, spedito appositamente in questi mari, passasse a breve distanza da Vanikoro che egli anzi chiamò Isola della Ricerca. Erano già passati quarant’anni dacchè le due navi erano state inghiottite, quando nel 1826 il capitano inglese Dillen, visitando le isole di questo arcipelago, vide nelle mani di alcuni isolani di Ticopia degli oggetti di ferro di provenienza europea e un’elsa d’argento su cui erano incise delle iniziali che parevano quelle di La Perouse.

Desideroso di sapere qualche cosa intorno a quel duplice naufragio che aveva commosso i due mondi, si mise in cerca di due marinai, prussiano l’uno e lascaro l’altro, che tredici anni prima aveva sbarcati nell’isola, e trovatili ancora vivi li interrogò circa la provenienza di quegli oggetti. Saputo che erano stati colà trasportati da alcuni indigeni di Vanikoro, si diresse a quella volta, e dagli isolani seppe che appunto quarant’anni prima erano colà naufragate due grandi navi, che uno degli equipaggi era stato massacrato e divorato, e che l’altro, dopo aver soggiornato alcuni mesi in quel luogo, aveva preso il largo su di una piccola nave che si era costruita, lasciando però a terra alcuni di loro.

Infatti il Lascaro di Ticopia aveva detto di aver veduto, cinque anni prima, a Vanikoro, due uomini che sembravano marinai di navi naufragate.

Non potendo il Dillen disporre di molto tempo, veleggiò verso l’India, e giunto a Calcutta informava i rettori della Compagnia