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bill preso. 241


Tutti gli occhi si volsero verso la cima della montagna. Su di una zona che appariva sgombra di piante, si vide Bill, il quale saliva faticosamente zoppicando e barcollando.

— Fermati, o faccio fuoco! — gridò Collin.

Il forzato si volse, e vedendosi osservato si levò di spalla la carabina come se avesse intenzione di scaricarla; ma poi riprese la salita con maggior rapidità, raggiungendo un’altra macchia.

Collin, furioso, puntò il fucile; ma il capitano glielo abbassò.

— È inutile — disse Hill. — Ormai è nostro. —

Infatti pel forzato era proprio finita. Soli trecento metri lo separavano dai suoi insecutori; la sua gamba ferita e la stanchezza non gli permettevano più di camminare lesto, e la cresta della montagna era ancora alta.

— Un ultimo sforzo, amici — disse il capitano.

Quantunque fossero tutti spossati da quella caccia all’uomo che durava da parecchie ore e dalla lunga marcia fatta nel mattino, salirono quasi a passo di corsa la rapida costa e raggiunsero il margine della foresta.

Più oltre il terreno era quasi spoglio di vegetazione, sparso solamente di poche graminacee e di rocce. Bill, che non poteva più nascondersi, faceva sforzi disperati per guadagnare la cresta della montagna, forse sperando di trovare un rifugio nei boschi dell’opposto versante; ma si capiva che non poteva più reggersi.

Si udiva ansimare fortemente e si vedeva aggrapparsi agli sterpi e alle rupi per aiutarsi, fermarsi per riprendere lena; e poi continuava la salita traballando come un ubriaco.

— Fermati, o ti spezzo le gambe! — gridò Collin.

Il forzato non rispose e continuò a salire.

— Fermati! — ripetè il tenente con tono minaccioso.