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l'assalto alla caverna. | 233 |
semicerchio che terminava verso la collina. Poco dopo però si vide tornare indietro e dirigersi verso la base del vulcano.
— Ha salito la montagna tremante — disse.
— Hanno salito, vuoi dire.
Paowang scosse il capo.
— No, — disse poi, — poichè la traccia è una sola.
— Che si siano divisi? — disse il capitano.
— Ma le tracce dell’altro?
— Avete ragione, Collin.
— Indovino — disse Asthor.
— Cosa intendi di dire? — domandò Hill.
— Voglio dire che Mac Bjorn si è preso Bill fra le braccia per non affaticarlo. Voi già sapete che quell’infame è ferito in una gamba, poichè l’abbiamo veduto zoppicare.
— Hai ragione, Asthor. Deve essere così; ma tanto meglio per noi, poichè faremo più presto a raggiungerli.
— Ha le gambe lunghe quel Mac Bjorn, — disse Asthor, — e temo che ci farà sudare assai. È magro come uno scheletro, ma, perdinci, è tutto nervi ed è capace di farci correre un bel tratto col suo compagno sulle spalle.
— Avanti — disse Collin.
Paowang si era già messo in cammino dietro la traccia, inoltrandosi traverso ai boschi che si arrampicavano sui fianchi della montagna tremante. Hill, Collin e tutti gli altri lo raggiunsero.
Il cammino diventava sempre più difficile, a mano a mano che salivano. Un numero immenso di liane s’attortigliavano agli alberi o si allungavano sul terreno come serpenti, intrecciandosi in mille guise, descrivendo curve e serpentine d’ogni dimensione e impedendo il passo al piccolo drappello. Ora invece si stendevano fitte