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232 | capitolo ventesimosesto. |
— E dove si saranno diretti? — chiese il capitano. — Non possono avere molto vantaggio su di noi, tanto più che Bill è ferito e zoppica.
In quell’istante Paowang, che da qualche minuto osservava attentamente il terreno, si avvicinò a Collin e gli disse:
— Ho scoperto le loro tracce, capo.
— Dove si dirigono?
— Salgono la collina.
— Saresti capace di seguirli?
— Sì; e senza smarrirli.
— Allora partiamo. Che dieci guerrieri sì uniscano a noi.
Collin chiamò dieci isolani e si mise in marcia dietro a Paowang, seguìto da Hill, Asthor e dai tre marinai.
Continuando le tracce lasciate dai due fuggiaschi che si vedevano impresse sulle erbe che qua e là apparivano calpestate, o fra i cespugli che si vedevano qua e là strappati, salirono la collina, l’attraversarono e scesero l’altro versante.
Giunti al basso, Paowang si fermò indeciso.
— Hai perduto le tracce? — gli chiese Collin.
— No, ma tornano indietro.
— È impossibile!
— Eppure non m’inganno.
— Ma noi non li abbiamo incontrati.
Il selvaggio non rispose. Guardava attentamente le boscaglie e pareva che un pensiero profondo lo tormentasse.
— Aspettatemi qui, capo — disse poi.
Si gettò a terra e si mise a studiare attentamente le erbe, guardando con viva attenzione i rami dei cespugli che si vedevano spezzati di recente, poi si mise a camminare carponi descrivendo un