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l'assalto alla caverna. | 229 |
a strisciare attraverso ai cespugli tentando di avvicinarsi alla caverna. Asthor, Grinnell ed i loro dieci compagni fecero altrettanto, tenendosi dietro alle vampe che procedevano sempre divorando le piante che incontravano sul loro passaggio.
I forzati tiravano sempre, incoraggiandosi con grida feroci; però la loro resistenza non era tenace come prima e per di più parevano pochissimi, imperocchè non tuonavano che tre sole carabine.
Erano tutti morti gli altri o il fumo gli aveva ridotti in tale stato da non essere più in grado di sostenere la lotta?
— Che gatta ci covi? — si chiedeva Asthor, cercando di vedere ciò che succedeva nella caverna. — Uhm! Non so cosa dire e temo una brutta sorpresa. —
I selvaggi coperti dal fumo e dalle fiamme giunsero a soli venti passi dalla caverna. Abbandonata ogni cautela balzarono in piedi e lanciarono le loro zagaglie e le loro frecce, mentre i bianchi facevano una scarica generale delle loro armi.
Gli assediati risposero con una salva d’imprecazioni, poi attraverso il fumo si vide apparire un uomo che si reggeva a stento in piedi; ma fatti pochi passi all’aperto, stramazzò a terra.
— È Dikens! — esclamo il pilota, che lo aveva riconosciuto. — Un altro che va a trovare messer Belzebù.
— Un’altra scarica, — comandò Collin, — e poi tutti avanti!
Cinque colpi di carabina echeggiarono, mentre i selvaggi lanciavano attraverso all’apertura le loro scuri di pietra; ma i forzati non risposero.
Asthor che era giunto a pochi passi dalla caverna, si rizzò in piedi tenendo in mano la carabina e guardò al di là delle fiamme, ma non vide in piedi nessun uomo.
— Tuoni e lampi! — esclamò. — Come va questa faccenda?