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228 | capitolo ventesimosesto. |
soffia dalla costa e spingerà il fumo nella caverna. Bella idea che ha avuto il capitano! —
Accese l’esca, sparse fra le piante e gli sterpi vicini della polvere da sparo e vi diede fuoco. Quasi subito una fiamma si alzò allargandosi rapidamente e investendo le frondi e i rami delle macchie, i quali si contorcevano scoppiettando.
I forzati che si erano accorti della manovra degli assedianti e che comprendevano il grave pericolo che stavano per correre, vedendo quelle fiamme che sprigionavano nuvoloni di fumo, si misero a urlare come dannati e drizzarono i loro fucili verso i vicini cespugli, credendo che gli incendiari fossero allo scoperto; ma le loro palle non riuscivano a toccare nè i due marinai nè gl’isolani, che si tenevano accuratamente riparati dietro il gigantesco tronco.
Furiosi per questo scacco e pel fumo che il vento spingeva verso la caverna, balzarono fuori per sloggiare i nemici che erano così vicini, ma il capitano e Collin non li perdevano di vista, e lanciarono un nembo di mitraglia.
Due forzati caddero fulminati; gli altri fuggirono precipitosamente nella caverna, trascinandosi dietro un compagno ferito.
— Ecco altri due che se ne sono iti, — disse Asthor. — Peccato che quel figuro di Mac Bjorn non sia del numero! Mi pare, però, che non abbia più voglia di canzonarci.
— Fra poco non ci canzonerà più — disse Grinnell che cercava di assestare una palla a qualche altro di quei furfanti. — Se il fuoco non si spegne, riempirà la caverna di fumo in modo da non lasciarli più respirare.
— Avanti! — si udivano gridare in quel momento il capitano e Collin.
A quel comando i selvaggi si gettarono carponi e si misero