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Capitolo Ventesimosesto.

L'assalto della caverna


Quello dell’affumicatura era l’unico modo per costringere i forzati alla resa. Trincerati dietro alcune salde rocce che sfidavano la mitraglia e le palle delle carabine, potevano tener fronte ad un intero esercito.

È vero che si poteva assediarli fino all’esaurimento dei viveri o fino alla mancanza delle munizioni; ma ciò richiedeva forse un tempo troppo lungo, e l’entusiasmo dei selvaggi poteva raffreddarsi, non essendo abituati alle lunghe resistenze, decidendo le loro battaglie in pochi quarti d’ora.

Asthor prese con sè Grinnell e dieci isolani, si gettarono in mezzo alle macchie strisciando come serpenti, e raggiunsero il gigantesco tronco che i forzati avevano atterrato per fabbricarsi l’imbarcazione e che giaceva a soli quindici passi dalla caverna. Dietro a quel riparo, non potevano temere le palle dei difensori della caverna.

— Presto, diamo fuoco ai cespugli — disse Asthor. — Il vento