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i forzati. 217

granchio ladro, dopo la stagione degli amori, e mi parve che fosse il capo di quella banda.

— È Mac Bjorn, — disse il capitano, — il luogotenente dell’infame Bill. Finalmente il giorno della vendetta è giunto! Asthor, tu tornerai alla costa coi marinai e una scorta di indigeni e porterai qui il cannoncino per demolire la caverna di quei miserabili, dei fucili e delle abbondanti munizioni.

— Non chiedo che di partire, capitano.

— E voi, Collin, farete radunare tutti i vostri guerrieri, i più scelti e i più valorosi, per aiutarci nell’impresa.

— Manderò tosto alcuni messi nei villaggi vicini. Prima di domani avrò sotto le armi due o trecento uomini scelti.

— E cosa farete dei forzati? — chiese Anna.

— Si appiccheranno all’albero più alto della foresta, miss, — disse Asthor. — Se i selvaggi vorranno poi metterli nello spiedo, io non glielo impedirò davvero.

— Non si arrenderanno di certo, — disse il capitano. — Se ne troveremo qualcuno vivo, lo condurremo con noi in Australia e lo faremo rimandare alle isole Norfolk.

— Verrò anch’io alla caverna? — chiese Anna.

— No, miss, — disse Collin. — Laggiù vi sono dei gravi pericoli; rimarrete qui sotto la guardia di Koturè. —

Poco dopo Asthor, i tre marinai e dieci indigeni scendevano le balze della grande montagna, mentre Collin inviava parecchi messaggeri nei vicini villaggi per fare accorrere i guerrieri e i loro capi.