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Capitolo Ventesimoquarto.
I forzati.
Collin fece servire la birra che aveva ottenuta colla fermentazione di parecchie frutta, e che fu dichiarata ad unanimità eccellente, accese una pipa regalatagli da Asthor, si sdraiò sulle stuoie, poi disse:
— Voi tutti avrete supposto che io sia caduto in mare a causa d’una disgrazia qualunque, quella notte che la Nuova Georgia lottava contro il secondo uragano. Sono certo che a nessuno di voi è mai venuto in mente che il mio capitombolo si dovesse attribuire ad un infame delitto.
— A un delitto! — esclamarono tutti, mentre Anna impallidiva per l’emozione. — E commesso da chi?
— Lo saprete fra poco. Fino dal primo momento in cui Bill venne tratto a bordo del nostro veliero, io sospettai il suo vero essere. Quelle lividure che portava ai polsi e alle gambe mi avevano spiegato abbastanza, e lo tenevo sorvegliato attentamente, sapendo di quali azioni sono capaci i forzati delle isole Norfolk, che sono i peggiori di tutti, la vera schiuma dei ladri e degli assassini dell’Inghilterra. Egli si