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210 capitolo ventesimoterzo.


Battè le mani e accorsero due ragazzi portando un vaso ricolmo d’un liquore giallastro, delle noci di cocco e sette od otto pasticci che esalavano un profumo appetitoso.

— Cosa ci date? — chiese Anna, che si era accomodata sul seggio regale.

— Della birra di mia fabbricazione, — rispose Collin offrendo delle tazze formate da un pezzo di foglia di banano arrotondata; — poi offro delle torte indigene composte di foglie di fico e di banano, cucinate nella stufa, e dei pasticci di polpa di noce di cocco, e foglie di fichi avvolti nella polpa dei banani. Vi assicuro che sono eccellenti.

— E quelle canne, cosa sono?

— Canne di zucchero deliziose. Ora, signor Hill, fra un boccone e l’altro, vi narrerò la mia storia; ma sono curioso di sapere per qual motivo io vi trovo qui.

— È presto detto, Collin, — rispose il capitano. — Abbiamo naufragato su quest’isola.

— La Nuova Georgia naufragata!... — esclamò Collin con dolore. — Ma in qual modo?... E... e Bill?...

— È fuggito, — rispose il capitano con voce sorda.

— Fuggito!... Quel miserabile è fuggito!... — gridò il tenente stringendo i pugni.

— E perchè questa esplosione di collera, mentre voi nulla sapete dei progetti infami di quell’uomo? — chiese Anna.

— Dei progetti infami?... Cosa intendete di dire, miss? Gran Dio!... Ma cosa vi ha fatto quel miserabile?

— Ci ha rovinati, — rispose il capitano. — Egli ed i suoi compagni non erano naufraghi, ma evasi dal penitenziario di Norfolk.

— E li avete raccolti i suoi compagni?