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il re bianco. 207


— Andiamo dal re, — disse il capitano alla guida, — e voi altri circondate Anna e armate i fucili.

— Largo! — tuonò il pilota respingendo i selvaggi che si accalcavano attorno al gruppo, non ostante la grandine di legnate. — Attento, Grinnell, spingi e urta Fulton; e tu, Mariland, fa’ posto alla miss. Dannati curiosi!... Eppure il vostro re è un bianco come noi!... —

Procedendo a stento ed a furia di spinte, giunsero finalmente dinanzi alla grande capanna. Proprio in quel momento il monarca, attirato da tutto quel baccano, comparve sulla soglia della porta.

Era un uomo bianco, come lo aveva descritto Koturè, di statura alta, di circa trent’anni, con due occhi azzurri e una barba bionda. Indossava una vecchia camicia sbrindellata, un paio di pantaloni neri in parte sfondati, sorretti da una larga cintura di pelle color d’arancio picchiettata di nero, distintivo dei grandi capi e dei re, presso gli isolani di Tanna. Sul capo portava una corona di penne di pappagallo e di kagù, fissata con una treccia di pelle, e al collo e ai polsi numerose collane di denti di gulù e braccialetti di denti di porco selvatico e di cane mescolati a scaglie di tartaruga.

Nel veder giungere quel drappello di uomini che circondavano una giovanetta, il monarca bianco sbarrò gli occhi, si fece pallido come un morto e parve pietrificato.

Ad un tratto si strappò violentemente la corona di pelle che lo rendeva irriconoscibile, e si slanciò verso il capitano, mandando un urlo di gioia.

— Non mi conoscete più?! — esclamò.

— Collin! — gridarono il capitano, Anna e i marinai al colmo dello stupore.