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200 | capitolo ventesimosecondo. |
olio, sostenuti da una specie di freccia, e al collo e alle braccia portava ornamenti di scaglie di tartaruga e di denti di porco selvatico.
Le sue armi consistevano in una scure di pietra ed in un arco.
Vedendo Grinnell, non parve sorpreso troppo, e si limitò ad esclamare:
— Erramange! (È un uomo!)
— Cosa vuole quel mangiatore di carne umana? — si chiese il pilota perplesso.
Gli fece cenno di avvicinarsi. Il selvaggio che aveva ascoltato i loro discorsi con profonda attenzione, come se cercasse d’indovinarne il significato, fece alcuni passi innanzi dicendo:
— Sir!
— To’! — esclamò il pilota pieno di stupore. — Questo selvaggio conosce l’inglese! Non l’hai udito, Grinnell? Mi ha chiamato signore!...
— Che sia un selvaggio incivilito?...
— Lo sapremo in breve. Vuoi venire con noi? — chiese il pilota.
L’isolano parve che studiasse il significato di quella domanda, poi rispose in inglese:
— Yes, sir. (Sì, signore.)
Si passò nella cintura la scure di pietra e si gettò l’arco in ispalla come se volesse, con quei due gesti, rassicurare i marinai, raccolse il kagù e si avvicinò al pilota strofinando il proprio naso con quello di lui.
— Cosa fa? — chiese Grinnell.
— È un segno di amicizia — rispose Asthor. — Vieni con me, amabile selvaggio, che ti offrirò una lauta colazione.
Si caricarono delle frutta e si posero tutti e tre in cammino. Grinnell però, che era diffidente, si mise dietro all’isolano, pronto ad accopparlo al primo atto offensivo.