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186 capitolo ventesimo.


Per lo più questi viaggi si attribuiscono a eccentricità di ragni vagabondi; altri credono che siano dovuti semplicemente a viaggi accidentali. Alcuni scienziati hanno assistito alla partenza di questi ragni e specialmente a parecchie della specie dei thomicus viaticus.

— Deve essere stata una partenza curiosissima.

— I piccoli ragni prima di abbandonarsi all’aria, si arrampicavano sulla cima degli steli delle graminacee o sulla punta estrema dei gambi del frumento; di là gonfiavano l’addome, spingevano in aria un fascio di fili leggerissimi che faceva l’ufficio d’un pallone, poi al primo colpo d’aria lasciavano il loro punto d’appoggio e si lasciavano trasportare.

— Toh!... Toh!... — esclamò Fulton stupito. — I ragni si mettono a tessere nuovi ragnateli.

— Si preparano alla partenza — disse il capitano.

— Come! Riprendono il viaggio? — chiese Anna.

— Lo vedrai fra breve.

Infatti tutti quei ragni avevano abbandonati i vecchi ragnateli che erano diventati pesanti per l’umidità notturna e ne tessevano degli altri con sorprendente rapidità.

In capo a mezz’ora una gran parte, dopo d’aver lanciato in aria, con un soffio, il nuovo filo, s’abbandonavano al venticello mattutino che li trasportò via colla massima facilità innalzandoli verso le alte regioni dell’atmosfera. Al secondo colpo di vento i rimanenti seguivano i loro compagni scomparendo fra i primi raggi di sole.

— Buon viaggio! — gridò una voce allegra. — Ah! Come v’invidio!

Era Asthor che da parecchi minuti era salito in coperta e che osservava curiosamente quella emigrazione meravigliosa.

— Ah! sei tu, vecchio mio — disse il capitano.