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Capitolo Ventesimo.

Il naufragio della «Nuova Georgia.»


Il pilota ed i tre marinai, impazienti di rimettersi alla vela, si posero al lavoro senza perder tempo, sotto la direzione del capitano Hill.

Innanzi tutto, sgombrarono la coperta che era sparsa di cadaveri mezzo divorati e di tigri. Gli avanzi del disgraziato equipaggio furono raccolti, rinchiusi in parecchie amache e calati in mare; dopo li seguirono le tigri, quantunque a tutti rincrescesse non poco di perdere quelle superbe pellicce, dalle quali si potevano ricavare degli splendidi tappeti d’un gran pregio.

Pulita la coperta dalle larghe chiazze di sangue e trasportate nella stiva le casse e i barili che la ingombravano, procedettero al taglio dell’albero di maestra, che da un momento all’altro poteva rovinare sul ponte, essendo la sua base bruciata e la cassa distrutta. Lavorando vigorosamente d’ascia, dopo mezz’ora lo fecero precipitare in mare, avendo precedentemente recise le manovre e i cordami che lo univano all’albero di mezzana.