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l'assalto delle tigri. 163


— Era aperto prima?

— Sì, ne sono certo, capitano.

— Che l’abbia chiuso Anna?

— Sì, deve essere stata la miss, che forse nel momento dell’allarme stava per salire in coperta.

— Zitto!...

— Delle grida! — esclamò Asthor, rabbrividendo.

— Sì!... Escono dal quadro... Anna mia!...

— Odo la voce di Bill! — gridò Grinnell.

— Che si sieno rifugiati nel quadro di poppa, quei miserabili?

— Udite! — esclamò Asthor.

Fra i ruggiti delle belve che balzavano fra i cadaveri e i cupi brontolii dell’incendio, si udì echeggiare un colpo di pistola seguìto da un grido di dolore e da una orribile imprecazione.

— Scendiamo! — esclamò il capitano fuori di sè.

Il pilota lo afferrò a mezza vita con vigore straordinario.

— No!... Non vi lascerò divorare dalle tigri, signore, — gridò.

— Lasciatemi, Asthor! — disse il capitano cercando di liberarsi da quella stretta.

— No... aiuto, Grinnell!... Sul ponte vi è la morte!... —

Il capitano che pareva fosse impazzito stava per respingere i due fedeli compagni, quando il boccaporto di poppa si alzò e ne uscì un uomo.

L’americano mise un vero ruggito.

— Bill! — esclamò con un intraducibile accento d’odio. — Bill!...