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Capitolo Decimosettimo.

L’assalto delle tigri.


Non vi è nulla di più terribile dell’incendio di una nave in alto mare.

Sembrerebbe impossibile che un corpo galleggiante, contornato dall’acqua, potesse venire distrutto invece di esser salvato colla massima facilità; eppure sono rari i casi in cui un vascello riesce a sfuggire al disastro, quando il fuoco è scoppiato a bordo.

Gli sforzi dell’equipaggio sono quasi sempre inefficaci a porre un freno all’elemento distruttore. Le pompe funzioneranno sempre, l’energia non verrà meno agli uomini, i torrenti d’acqua scenderanno senza posa nella cavità della nave, ma il fuoco guadagnerà sempre di forza, poichè è rinchiuso in una prigione di legno, e questa, quantunque di fuori sia bagnata, nell’interno è sempre secca.

Le ardenti vampe si dilatano con rapidità spaventevole, invadono le cabine, si allungano nelle corsie, intaccano i piedi degli alberi, distruggono i puntelli, divorano i bagli e i corbetti, consumano il sottosuolo del ponte, finchè la coperta intera, priva di ap-