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bill si svela. 143


— Sissignore, poichè la vostra rotta non accomoda nè a me, nè ai miei compagni.

— Cosa intendi di dire?

— Che non vogliamo che la vostra nave approdi nè all’isola di Norfolk, nè alle coste australiane — rispose con voce risoluta il naufrago.

— Ah!... E voi credete?...

— Che obbedirete — rispose Bill con tono minaccioso e guardandolo fisso fisso.

Il capitano Hill, a un simile tratto d’audacia, rimase per alcuni istanti senza parole. Era confuso e stupito; del resto vi era di che stupirsi, quando si pensi che l’equipaggio americano era due volte più numeroso dei naufraghi, fedele al suo capo e pronto a prestargli man forte anche colle armi in pugno.

— Sei ubriaco forse? — gli domandò.

— No, signore — rispose il naufrago imperturbabilmente. — Non ho assaggiato un sorso di gin, nè di wisky, nè di brandy.

— Ma sai che posso farti frustare a sangue col gatto a nove code?

— Non l’oserete!

— E chi me lo impedirà? I tuoi compagni forse? — chiese il capitano coi denti stretti.

— No, ma voi non l’oserete, se vi preme di condurre la nave in porto e salvare vostra figlia.

Era troppo! La pazienza del capitano era stata messa a dura prova.

— Miserabile! — esclamò, alzando il pugno chiuso sul naufrago che non fece un solo passo per evitarlo.

La larga mano del gigante piombo con sordo rumore addosso