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bill si svela. 139


un’agitazione ingiustificata, discese solo nel frapponte e si avanzò risolutamente verso i naufraghi.

Appena scorsero la luce della lanterna, s’alzarono come un solo uomo facendo dei gesti di dispetto, forse vergognosi, ma più probabilmente irritati per essere stati sorpresi.

— Cosa fate qui, radunati all’oscuro come tanti congiurati? — chiese il pilota con voce acre. — Forse gli orecchi dei vostri camerati devono ignorare ciò che voi dite?

— Oh per mille boccaporti! — esclamò Bill con ironia. — E che? Siamo noi prigionieri a bordo del vostro legno? Non siamo padroni di scambiare due chiacchiere, signor pilota della Nuova Georgia?.

— Bella pretesa! — esclamò l’allampanato Mac Bjorn. — Un’altra volta faremo portare qui tutte le lanterne e le torce che troveremo a bordo.

— Ehi! Uccello di malaugurio — disse il pilota piantandosi minacciosamente dinanzi all’uomo allampanato. — Bada che Asthor è capace di farti rientrare in gola tali parole. A te nulla devo, e se non cammini dritto con le tue gambe ossute, ti rompo il groppone.

I naufraghi si misero a ridere; ma il pilota non rideva no, schiantava di rabbia e si sentiva invaso da una pazza voglia di far prendere tutti quegli uomini e di rinchiuderli in una cabina coi ferri alle mani ed ai piedi.

— Orsù — riprese. — Cosa facevate qui?

— Lo vedete — rispose Bill. — Discorrevamo sul modo di lasciare più presto che si può il vostro legno.

— E perchè? — chiese il vecchio piantandogli addosso uno sguardo acuto come uno spillo.

— Perchè non vogliamo sbarcare nè all’isola di Norfolk nè in Australia.