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bill si svela. 137


vizievoli come durante il pericolo; non erano più riconoscenti, come non erano più obbedienti.

Oziavano da mattina a sera senza prendere parte alla faticosa manovra del veliero, rispondevano con alterigia al pilota Asthor, giuocavano alle carte o ai dadi in fondo alla stiva, diventavano insolenti ed esigenti ogni momento più.

I cibi di bordo più non bastavano per le loro bocche, e pretendevano un trattamento pari a quello del capitano, accampando, con un’audacia e con una gran faccia tosta, la loro qualità di naufraghi e facevano schiamazzo per avere, all’ora dei pasti, doppia razione di vino o di gin o di wisky.

Anche Bill si era mutato tutto d’un tratto; anzi sembrava che segretamente aizzasse i suoi compagni. Trattava il capitano da pari a pari, e dinanzi a miss Anna non si mostrava più rispettoso come una volta.

L’equipaggio sentiva per istinto che quei naufraghi non erano leali marinai, anzi che erano schiume di fannulloni, pronti anche, se le circostanze li avessero favoriti, a ribellarsi apertamente contro le autorità di bordo.

Il capitano e Asthor non li perdevano d’occhio, e sempre più convinti di aver da fare con dei forzati evasi dall’isola di Norfolk, si tenevano in guardia, pronti a reprimere con la più grande energia il minimo tentativo di ribellione.

Quell’attiva sorveglianza, non doveva tardare a condurre ad una scoperta di una gravità incalcolabile.

Una sera, mentre il capitano ed Anna riposavano nelle loro cabine di poppa e Asthor vegliava in coperta, un gabbiere s’accorse che i naufraghi avevano silenziosamente abbandonate le loro brande. Sorpreso per questo fatto, si affrettò a dare avviso al pilota.