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112 capitolo decimosecondo.


Le grida via via più acute dei selvaggi che pareva si avvicinassero sempre più, bastavano ad animarli, sapendo che se questa volta erano sfuggiti alla tomba, la seconda non avrebbero evitato lo spiedo.

A dugento passi dalla sponda, due di quei disgraziati caddero sfiniti; ma i marinai che venivano dietro correndo in gruppo serrato li raccolsero, e con un ultimo sforzo li trasportarono fino alla baia.

Le due scialuppe erano ancora lì. I marinai gettarono nell’acqua le foglie ed i rami che le coprivano, le spinsero giù dal banco e s’imbarcarono.

— Al largo! — tuonò il capitano Hill, quando vide che tutti erano a bordo.

Le scialuppe s’allontanarono rapidamente, dirigendosi verso l’uscita della piccola baia.

Alcuni selvaggi, i più agili, giungevano allora sulle rive. Vedendo fuggire la preda, alzarono furiosi clamori e si misero a tempestare le due imbarcazioni con una grandine di frombole; ma il capitano che non li perdeva mai d’occhio, abbattè con una palla il più ardito della banda.

Gli altri, veduta la mala parata, tornarono ad imboscarsi, ma si misero a correre lungo le rive, sempre urlando e minacciando.

Le due scialuppe spinte dai remi vigorosamente manovrati, in pochi istanti uscirono in mare e si diressero verso la Nuova Georgia, la cui massa spiccava nettamente sul luminoso orizzonte.

— Dio sia ringraziato! — esclamò il capitano, quando rivide la sua nave. — Ora non temo più questi selvaggi. —

Poi si volse verso i prigionieri che si erano lasciati cadere nel fondo della scialuppa, esausti di forze. Erano sei veri scheletri, che potevano degnamente stare in compagnia con Mac Bjorn; magri