Pagina:Salgari - Un dramma nell'Oceano Pacifico.djvu/111


i compagni di bill. 105


Dopo cinquecento passi abbandonava la foresta dei banani e s’addentrava in un’altra più fitta formata da superbi artocarpi, alberi che danno frutta grosse, di corteccia rugosa, contenenti una polpa giallastra e che cucinata serve da pane. Infatti, tali piante vengono appunto chiamate anche alberi del pane, quantunque la polpa di quelle frutta somigli più al fondo del carciofo che alla farina.

Mac Bjorn l’attraversò, strisciando fra le liane che correvano fra i tronchi, formando una rete arruffata, e si arrestò dinanzi a un gruppo gigantesco di fitti cespugli.

— Guardate laggiù, attraverso ai rami, — disse volgendosi verso il capitano.

Hill s’alzò, scostò alcuni rami per meglio vedere e scorse, a circa dugento metri, una doppia fila di capanne le cui forme rammentavano gli alveari delle api, ma ampie e difese qua e là da palizzate.

Numerosi fuochi ardevano lungo il grande viale che divideva le abitazioni, e al chiarore di quelle fiamme vide parecchi gruppi di selvaggi i quali bivaccavano all’aperto tenendo in pugno le loro lancie con la punta di osso o di ferro, e le loro pesanti mazze chiamate molto opportunamente rompiteste.

Aguzzando meglio lo sguardo, il capitano scorse un po’ più oltre una grande capanna, sulla cui cima ondeggiavano degli stracci e dei rami d’albero, e attorno alla quale si affollavano moltissime persone, muovendosi con una certa animazione.

— È la capanna reale, — gli sussurrò agli orecchi Mac Bjorn.

— È morto il re?

— Ieri mattina era ancora vivo e non mi parve tanto ammalato da far temere prossima la sua fine. Io scommetterei anzi, che