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102 capitolo decimoprimo.


quella canaglia di antropofagi che mi volevano morto. Ma... non sei solo tu, a quanto pare.

— Ringrazia innanzi tutto questo signore, il capitano Hill comandante la Nuova Georgia, che è qui appositamente venuto per salvar voi tutti. —

L’uomo magro s’inchinò facendo scricchiolare tutte le ossa del dorso, e disse:

— Vi ringrazio, signore, a nome di tutti i miei compagni, i quali saranno ben lieti di vedervi, ve lo assicuro, se li troverete ancora vivi.

— Perchè se li ritroverò vivi? — chiese il capitano, dopo d’aver restituito il saluto.

— Se non vi affrettate, bisognerà cercarli nella fossa del re. By-God! Hanno fretta quei buoni selvaggi!

— Sono prigionieri? — chiese Bill.

— Tutti.

— Ma tu perchè sei libero?

— Eh! Eh! — esclamò il naufrago ridendo. — M’avevano legato che parevo un salame; ma sono così magro, che riuscii a sgusciare fra i cordami e darmela a gambe.

— E vi hanno inseguito? — chiese il capitano.

— Sì, ma ho le gambe lunghe e il corpo leggero, e presto potei guadagnare il bosco.

— Quando sei fuggito? — domandò Bill.

— Poco fa.

— Quelle grida adunque che abbiamo udite?...

— Erano di rabbia. Gli antropofagi s’accorsero della mia fuga quando ero lontano, e hanno dato l’allarme; ma ora me ne infischio di quei bricconi. E... dov’è Sangor che non lo vedo? Tu eri partito coll’indiano.