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4 | capitolo primo. |
pareva emesso nè dalle belve, delle quali aveva parlato il gabbiere, nè dal cigolío del timone. Il luogotenente Collin, che stava aggrappato alla ribolla del timone, tenendo gli occhi fissi sulla bussola, si scosse per la seconda volta e disse:
— Qualcuno è caduto in mare. Non hai udito un grido, Jack?
— No, — ripetè il gabbiere.
— Eppure questa volta non mi sono ingannato!
— Se un uomo fosse caduto dalla Nuova Georgia, gli uomini di quarto si sarebbero subito accorti della disgrazia.
— E dunque?
— Che ci sia qualche pesce di nuova specie, nelle nostre acque?
— Non conosco alcun pesce dell’Oceano Pacifico che possa mandare un simile grido.
— Che sia un naufrago?
— Un naufrago qui, a dugento leghe dalla Nuova Zelanda? Hai visto qualche vascello, prima che il sole tramontasse?
— Nessuno, signore, — rispose il gabbiere.
— Aiuto!...
— Per mille diavoli! — esclamò il luogotenente, mordendosi i lunghi baffi rossicci che ornavano il suo viso abbronzato dai venti del mare e dai calori equatoriali. — Un uomo segue il nostro vascello!
— Sì, è vero, signor Collin, ho udito anch’io il grido.
— Asthor!... —
Un vecchio marinaio, con la barba lunga grigia, con le forme tozze che dimostravano una robustezza eccezionale, attraversò barcollando il ponte della nave e raggiunse il luogotenente.
— Eccomi, signore, — rispose il lupo di mare.
— Dov’è il capitano?
— A prua, luogotenente.