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cap. v. — La rocca del re dei pescatori di perle. 67

tro, se è stato capace d’impadronirsi del potere — interruppe Mysora.

— I discendenti dei marajah di Jafnapatam, scacciati dalle loro terre, furono esiliati e per lungo tempo andarono ramingando per l’isola, cercando sempre ed invano di riacquistare il trono perduto.

Solo pochi anni or sono gli ultimi poterono ritornare in patria, dietro solenne promessa che più mai avrebbero ritentato di riconquistare la corona dei loro padri. Non erano che due, senza partigiani sui quali poter contare e ridotti in tale miseria da dover abbracciare la carriera delle armi per vivere.

«Regnava allora sulle terre di Jafnapatam un principe che pareva generoso, mentre in fondo non era che uno dei soliti tirannelli orientali, senza scrupoli e senza lealtà.

— Che cosa può interessare questa vecchia istoria? — chiese Mysora.

— È interessante, lo vedrai se avrai pazienza di ascoltarmi. Quel marajah, non so se in un momento di buon umore o di compassione, o perchè sapesse che quei due discendenti degli antichi regnanti erano i più prodi del suo regno, aveva nominato il primogenito comandante delle sue truppe.

«E non aveva avuto da lagnarsi della scelta, perchè quel valoroso aveva saputo non solo respingere vittoriosamente tutti i nemici che minacciavano le frontiere del regno, ma estendere anche i domini fino al mare.

«Il generale d’altronde possedeva un senso profondo ed una grande esperienza. La sua posizione,