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cap. iii. — un abbordaggio notturno 43


Pareva una tigre in furore. Balzava intorno ai cingalesi urlando come una belva e la sua scimitarra, maneggiata con un’abilità senza pari e da una mano di ferro, grandinava colpi mortali.

— Presto! Uccidete! — gridava. — Vengono anche gl’inglesi.

Con uno sforzo supremo sfonda la linea dei combattenti, si fa largo rovesciando avversari a destra ed a sinistra e s’avventa come un’aquila sulla bella cingalese.

Afferrarla per la vita, sollevarla in aria come fosse una piuma e slanciarsi a bordo del Bangalore è affare d’un minuto.

I suoi uomini gli proteggono la ritirata, mentre Durga volge una delle spingarde contro i cingalesi e li fulmina a bruciapelo.

In quell’istante un urlo terribile si alza.

— Ah! Cane! Lasciala o ti uccido!