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cap. iii. — un abbordaggio notturno 39


— Vi sono le secche di Bitor — rispose Amali con un sorriso misterioso.

— Non ti comprendo — riprese Durga, guardandolo.

— Preparerò io un bel giuoco all’inglese se si ostinerà a seguirci. Non scoprirà il nostro rifugio.

— Le secche di Bitor sono pericolose: guardati da esse.

— Amali le conosce troppo bene, mio caro. Io posso attraversarle senza che la carena del mio Bangalore venga lacerata dagli scoglietti coralliferi. Aspetta che io abbia nelle mie mani Mysora e vedrai che tutto poi andrà bene. Miei bravi — aggiunse poi alzando la voce — preparate le armi e caricate a fondo.

— Siamo pronti, padrone — risposero i marinai afferrando i moschetti e mettendosi alla cintura le pistole e le sciabole.

Il Bangalore, che aveva il vento in favore, muoveva risolutamente verso la dorata scialuppa dei cingalesi, la quale ormai non era lontana più di mille metri.

A cinquecento metri più indietro s’avanzava la barca del principe di Manaar ed a due miglia veleggiava, bordeggiando faticosamente, la nave inglese.

I cingalesi del marajah, vedendo il Bangalore veleggiare incontro a loro come se avesse voluto tagliare il passo, dopo una breve agitazione, avevano cambiato rotta, dirigendosi velocemente verso le scogliere che poco prima invece cercavano di evitare.