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cap. xxiii. — l'ultimo colpo di amali | 353 |
da ambe le parti e facendo grande strage, poi il Bangalore abbordò la galea presso la poppa.
Amali aveva sessanta uomini; il marajah cinquanta. Sì gli uni che gli altri erano però guerrieri scelti, d’un valore straordinario e armati di carabine, di pistole e di scimitarre.
Amali e Jean Baret, pei primi, si erano slanciati sulla tolda della galea, impegnando una lotta tremenda.
I guerrieri di Jafnapatam si erano stretti intorno al marajah, formando una barriera irta d’armi e assolutamente compatta.
— Arrendetevi! — aveva gridato Amali. — Le vostre squadre sono già state sgominate!
I cingalesi avevano invece risposto con urla di guerra e di morte e si erano scagliati all’assalto, cercando di respingere gli avversari. I pescatori erano intanto accorsi in aiuto dei loro capi, attaccando colle scimitarre e colle pistole, risoluti ad impadronirsi della galea e del marajah.
Combattevano d’ambe le parti con grande valore, con vero accanimento, tirando fendenti per ogni dove e scaricando le pistole.
Tre volte Amali e Jean Baret avevano cercato di sfondare le linee nemiche e altrettante erano stati respinti con gravissime perdite.
— Tirate colle spingarde dentro la massa! — gridò Jean Baret.
Durga volse una spingarda, la fece caricare a mitraglia e, fatto staccare il Bangalore onde non colpire i compagni, la spinse sul fianco destro della galea e fece fuoco quasi a bruciapelo.