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344 | sul mare delle perle |
ritorno, — gli disse. — Se ha mentito lo faremo morire fra i più atroci tormenti.
— Giuro d’aver detto la verità, — disse il ministro.
— Te lo auguro.
Quando scese, i venti cavalli, tutti bellissimi animali di razza, erano pronti. Diciotto uomini erano già saliti in sella, armati di carabine, di scimitarre e di pistole.
Maduri, informato dell’imminente partenza del francese, era accorso per seguirlo.
— No — disse Jean Baret. — Il vostro posto ormai è qui, perchè siete il marajah di Jafnapatam.
Tutta la popolazione della capitale vi ha proclamato signore del reame.
— Vorrei vedere mio zio, — disse il ragazzo.
— M’impegno di condurvelo e presto. Addio, marajah, contate su di me.
Gli strinse la mano e balzò in sella. Il drappello attraversò le vie della città a corsa sfrenata, dirigendosi verso i bastioni.
Il popolo, che si affollava dappertutto, festeggiando con danze e suoni la caduta del tiranno ed il trionfo della insurrezione, vedendo il francese lo acclamava con indicibile entusiasmo, gridando:
— Viva l’uomo bianco! Viva il nostro generale! Che Budda gli conceda lunga vita!
Usciti dalla città, i cavalieri presero la via dei boschi dirigendosi verso Abaltor, dove speravano d’incontrare Amali ed i suoi pescatori di perle.
Dal mattino il tempo si era rimesso al bello ed il vento aveva cessato di soffiare, quindi l’approdo