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336 sul mare delle perle


I ribelli stavano respingendo una colonna di candiani che aveva tentato di aprirsi il passo per uscire dalla città.

Il primo ministro lasciò uscire tutti, poi chiuse bruscamente la porta dietro alle loro spalle e si slanciò nel corridoio segreto, dicendo:

— Mentre tu fuggi, io vado a derubarti. Ormai il tuo potere è finito.

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Mentre che il marajah si metteva codardamente in salvo, abbandonando le sue truppe alla loro sorte, Jean Baret e le sue due colonne combattevano ferocemente per forzare la piazza e prendere d’assalto il palazzo reale, dove credevano che si celasse ancora il tiranno.

I candiani, quantunque infinitamente inferiori ai ribelli e già demoralizzati, opponevano nondimeno una tenace resistenza.

Con carri rovesciati, con panconi di legno di tek, con mobili e con pietre avevano sbarrato gli sbocchi della piazza, armando quelle barricate con buon numero di spingarde tolte dalle terrazze e dai magazzini del palazzo reale, poi avevano incendiato tutte le case vicine per sbarazzarsi il terreno ed impedire agl’insorti di occuparle.

Erano ancora in seicento ed a loro si erano aggiunti tutti i servi del marajah, i valletti, gli scudieri, i conduttori d’elefanti, diventati di punto in bianco combattenti.

Alcuni avevano occupato le terrazze del palazzo e perfino il terrazzino della cupola, aprendo un vivissimo fuoco di moschetteria contro gl’in-