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cap. xxi. — l'insurrezione | 325 |
— Che cosa faremo ora? — domandò Jean Baret, al fratello del capitano.
— Marcieremo sul palazzo reale per espugnarlo.
— Chi lo difende?
— I candiani.
— Sono molti?
— Un migliaio e noi siamo diecimila.
— Volete uccidere il marajah?
— Lo faremo prigioniero per ora. Amali e Maduri decideranno poi della sua sorte.
— Sono con voi.
— Vi nominiamo nostro generale; non rifiutate.
— Accetto, — rispose Jean Baret.
— Ed Amali, quando giungerà?
— Aspetta sedicimila pescatori per invadere lo stato.
— Penserà lui a battere le bande dei candiani che percorrono il territorio e che forse stanno muovendo sulla capitale a marcie forzate. Il marajah, sospettando l’insurrezione, li ha fatti richiamare.
— Quanti soldati avete con voi?
— Seicento, gli altri sono popolani.
— Avanti i guerrieri; gli altri ci presteranno man forte se sarà necessario.
Il fratello del capitano Binda manda due fischi potenti e fa squillare alcune trombe. In meno di dieci minuti due colonne di trecento uomini ciascuna, mirabilmente equipaggiate, si allineano in mezzo alla vasta piazza, respingendo la folla.
— La truppa è solida — disse Jean Baret a Durga. — Io prendo il comando della prima co-