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cap. xx. — la presa del fortino 313


— E chi?

— Maduri, — rispose il re dei pescatori di perle. — Quel ragazzo verrà travolto nella carica disperata che dovremo fare.

— Costruiremo un palanchino che affideremo a quattro degli uomini più robusti e ci stringeremo intorno a lui per difenderlo. Egli è il più prezioso di tutti.

— Approvo.

— Io d’altronde sarò alla retroguardia per proteggerlo alle spalle.

— Ed io aprirò il passo con Durga ed il capitano. Daremo una carica tremenda.

— Aspettiamo che i cingalesi siano addormentati. L’impresa riuscirà meno difficile. Che il Bangalore sia sempre ancorato dinanzi alla borgata?

— Chi può averlo assalito? Nemmeno le galee del marajah avranno osato sfidare il mare.

— Facciamo i nostri preparativi, — disse Jean Baret. — Dietro di noi incendieremo poi il fortino.

La giornata la occuparono a dare tutte le disposizioni necessarie per la sortita che doveva effettuarsi verso le due del mattino, ossia nell’ora in cui il sonno s’impadronisce maggiormente delle persone.

Amali ed il capitano, seguiti da venti pescatori, scelti fra i più robusti, dovevano fare il primo impeto.

Altrettanti avrebbero scortato Maduri, e Jean Baret e Durga protetto la ritirata cogli altri dieci e con due piccole spingarde che si potevano portare senza troppa difficoltà.