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cap. xix. — alla conquista d'un regno 295

raddoppiarono ben presto con un baccano assordante. Quella formidabile sinfonia delle folgori, che pareva istrumentata in special modo dal genio delle tempeste, per altri cinque minuti vibrò, tuonò, scrollò, imperversò scapigliata sopra il mare e le foresta, poi, dopo quel selvaggio preludio, rinacque per la seconda volta il silenzio.

— Approfittiamo di questo momento di calma per spingerci avanti, — disse Amali.

Avevano attraversato già la borgata e si erano cacciati in mezzo ai boschi, preceduti da un marinaio, che aveva abitato parecchi anni in quei luoghi, quando Jean Baret prese Amali per un braccio, dicendogli:

— Ho veduto un’ombra fuggire.

— Qualche animale?

— No, era un uomo.

— Uno dei pescatori della borgata?

— Lo sospetto, perchè nessuno dei nostri è uscito dalle file.

— Dove correva?

— Dinanzi a noi.

— Che sia qualche guerriero del fortino? — si domandò Amali. — Mi rincrescerebbe di non poter sorprendere la guarnigione. È fuggito attraverso la foresta?

— Sì, Amali, — rispose Jean Baret.

— L’ho veduto anch’io, — disse Durga, che aveva udito le parole del francese.

— Affrettiamo la marcia; cercheremo di raggiungerlo prima che arrivi al fortino.

La colonna partì a passo di corsa, sfilando sotto