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290 | sul mare delle perle |
— Quale? — chiese Jean Baret.
— Che ella abbia acconsentito a diventar mia moglie non già per amore, bensì per salvare la vita a suo fratello.
— Non lo credo — rispose il francese. — Non dubito che soffra molto pensando a quello che noi stiamo per compiere, ma non sono convinto che non vi ami. Quella fanciulla deve essere leale.
— Me lo auguro, perchè la ferita sarebbe troppo crudele e allora non risponderei della vita del marajah.
— E rinuncierete al trono senza rimpianti?
— Sì, Jean Baret. Il mio sogno era di riconquistare la corona dei miei avi non per me, bensì per Maduri, che ne è il legittimo erede. Io governerò in nome suo finchè avrà raggiunto l’età maggiore, poi gli rimetterò il potere.
— Ed al marajah darete qualche provincia da governare?
— Sì, una delle migliori, ma anche molto vicina per sorvegliarlo strettamente, quantunque non possa avere troppi partigiani e non possegga la stoffa d’un guerriero.
— Troveremo seria resistenza?
— Me l’aspetto. Il marajah ha nelle sue truppe molti candiani, mercenarii che gli sono devoti e che sono altresì assai coraggiosi.
— Abbiamo sedicimila uomini, una forza imponente, che non retrocederà facilmente — disse Jean Baret.
— Oh, io ho completa fiducia nei miei pescatori di perle — soggiunse Amali. — Essi non ce-