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22 | sul mare delle perle |
Solamente delle pinne e delle code emergevano per scomparire subito. Erano pesci-cani che si dirigevano verso i banchi di Manaar per insidiare i poveri palombari e divorarli.
Intanto, intorno alla splendida nave del re dei pescatori, ferveva la raccolta delle ostriche perlifere.
I palombari si tuffavano ad ogni istante, scendendo fino sul banco che si trovava ad una profondità di dieci e perfino di quindici metri e risalivano precipitosamente colle reti piene zeppe di conchiglie.
Di quando in quando un improvviso terrore si manifestava fra quegli uomini e si notavano delle grida d’allarme che facevano impallidire i barcaiuoli.
— Tutti in barca!
— Attenti al pesce-cane!
— Naviga fra due acque!
— Fuori le fiocine!
Poi due o tre colpi di fucile, un urlo di trionfo, degli applausi, delle risa ed un pesce-cane montava a galla, contorcendosi e facendo balzi e soprassalti.
Amali, sempre sdraiato sul suo scanno, non pareva che s’interessasse molto di quelle scene, alle quali d’altronde era abituato.
Continuava a guardare in direzione dell’isola, facendo dei moti d’impazienza, o fra le barche cercando di scoprire Durga.
Finalmente si vide il piccolo canotto del luogotenente guizzare fra le barche dei pescatori e avanzarsi celeremente verso la nave.