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cap. xix. — alla conquista d'un regno 285


— Ho dato già ordine a Durga di preparare il mio Bangalore. Io vi precederò con buon numero dei miei uomini e prenderò terra ad Abaltor, in attesa del vostro arrivo. Siete tutti armati?

— Ogni uomo ha la sua carabina e la sua scimitarra; di più abbiamo duecento barche cariche di munizioni.

— Eravate stati avvertiti di tenervi pronti?

— Sì, dai tuoi emissari, che ci raggiunsero ieri mattina.

— E gl’inglesi?

— Lo stazionario, vedendoci abbandonare i banchi ed immaginandosi che noi partivamo per la guerra, aveva cercato di trattenerci, poi vedendoci risoluti ed anche minacciosi, ha lasciato il passo libero. Se avesse insistito l’avremmo abbordato e calato a fondo — disse il capo dei pescatori. — Dateci ora un punto di ritrovo e noi vi raggiungeremo.

— Ad Abaltor, vi ho detto.

— Fra quarantotto ore noi vi saremo tutti. Auguriamo vittoria al nostro re, in attesa di acclamarlo marajah di Jafnapatam.

I tre capi s’intrattennero ancora un po’ a discorrere sui loro futuri progetti, facendo assieme ad Amali, al capitano ed a Jean Baret un piano sommario d’invasione, poi si congedarono scendendo nella caverna.

Poco dopo tutta la flotta dei pescatori s’allontanava, salutando con altissime grida Amali, il quale era salito sulla batteria delle grosse spingarde per vederli partire.