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vano potuto mettere piede sulla roccia, ritenuta fino allora inaccessibile, minacciando di spingersi più in alto e di opprimere col loro numero gli scarsi difensori.

Amali aveva mandato Durga nella caverna, dopo aver fatto calare una delle scialuppe che teneva in serbo nel corridoio, per invitare i principali capi dei pescatori a salire da lui, per metterli a parte dei suoi progetti, e aveva dato ordine di seppellire i numerosi cadaveri che giacevano sui pendii dello scoglio.

Un quarto d’ora dopo, egli riceveva nella gran sala al primo piano del suo palazzo tre dei più influenti capi dei pescatori, uomini d’un coraggio provato e che, primi fra tutti, avevano abbracciato la sua causa.

— Amici — disse Amali — vi ringrazio innanzi tutto del vostro inaspettato aiuto, che ci ha permesso di respingere l’invasione, quando già la perdita della mia rocca pareva quasi certa.

— Non abbiamo fatto che il nostro dovere — rispose il più anziano dei tre capi. — Appena udite le cannonate, siamo partiti senz’altro, nessuno eccettuato, a difendere il nostro re. Io vi domando ora, a nome dei miei compagni, di agire senza perdita di tempo e di approfittare della sconfitta della squadra per realizzare i vostri progetti.

— È quello che faremo — rispose Amali. — Ormai più nessun ostacolo m’impedisce di fare la guerra al marajah, perchè Maduri è in mia mano.

— L’abbiamo appreso da alcuni cingalesi del marajah. Quando partiremo?