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cap. xviii. — l'assalto alla rocca | 279 |
di bocche da fuoco, che causavano perdite gravissime anche fra i difensori.
La battaglia era giunta al punto più acuto, quando Amali, girando lo sguardo verso il mare, scorse in lontananza un gran numero di punti neri che pareva si dirigessero verso la roccia. Erano tanti, che un immenso tratto di mare era tutto coperto.
— Jean Baret! — esclamò. — Vedete?
— Sì, vedo, — rispose il francese. — Sono barche o galee che si avanzano. Chi può radunare quella flotta così numerosa? Che il marajah di Jafnapatam abbia stretto alleanza con qualche altro principe?
— Non sono galee, sono barche.
— Cariche di nemici o di amici.
— Mi pare che vengano dai banchi di Manaar.
— Allora sono?
— I pescatori di perle che accorrono in difesa del loro re! — gridò Amali. — Hanno udito il cannoneggiamento e hanno lasciato i banchi!
— Sono migliaia di barche!
— Sì, Jean Baret, sono accorsi tutti! Coraggio, miei uomini! I vostri compagni giungono! La vittoria è assicurata!
Ormai la voce si era sparsa fra gli assediati. Vedendo quei punti neri ingrandire rapidamente, avevano ripreso coraggio e lena, assalendo furiosamente i cingalesi, che stavano per giungere sui primi scaglioni dell’isolotto.
Anche gli assedianti se n’erano accorti ed una viva confusione si era manifestata sulle galee.