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cap. xviii. — l'assalto alla rocca | 277 |
dosi sulle scogliere. Passando di banco in banco, non ostante il fuoco incessante delle spingarde e delle carabine dei pescatori, pervennero dinanzi alla rupe. Avendo però deviato a sinistra, non avevano ancora scoperto l’entrata della caverna.
Vedendo che i cingalesi cominciavano ad arrampicarsi, tutti gli uomini di Amali disponibili erano accorsi, facendo precipitare sul capo degli assalitori enormi massi, i quali, balzando e rimbalzando, facevano orribili stragi.
La battaglia diventava terribile, sanguinosa. I nemici, con un coraggio insolito, resistevano tenacemente, cercando di giungere alle prime piattaforme, ma non riuscivano che a guadagnare qualche metro con perdite enormi.
Numerosi cadaveri precipitavano sulle scogliere e molti feriti ridiscendevano, urlando spaventosamente.
Da tutte le parti accorrevano le galee per sostenere l’attacco. Le palle delle spingarde grandinavano fitte sulle rocce, fulminando anche molti pescatori.
Amali e Jean Baret, che si tenevano sul terrapieno, incoraggiavano i loro uomini colla voce; avevano preso le carabine e sparavano senza posa, abbattendo ad ogni colpo un avversario.
Nuovi soccorsi accorrevano per sostenere gli assalitori, che parevano incrostati contro le rocce. Tutte le scogliere ed i banchi erano pieni, eppure dalle galee continuavano a sbarcare uomini, risoluti a tentare uno sforzo supremo.