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cap. xviii. — l'assalto alla rocca 275

di difesa e cercando di lanciare palle perfino sul palazzo.

Si erano disposte intorno allo scoglio, onde offrire meno bersaglio e poter battere tutti i terrapieni, e sparavano gagliardamente. Alcune però, come se avessero indovinato che dietro alle scogliere doveva trovarsi o qualche apertura o qualche approdo, si erano avanzate in quella direzione, sbarcando dei marinai in mezzo ai banchi.

Erano quelle le più grosse e le meglio armate, ognuna provvista di due spingarde e montata da un equipaggio di quaranta marinai.

— Cercano di scoprire la caverna, — disse Amali, che seguiva attentamente le loro mosse.

— E se la trovano? — chiese Jean Baret.

— Non me ne inquieterei molto, — rispose Amali. — L’apertura che mette nella galleria è chiusa da un ponte di enorme spessore e poi la scala è stata ritirata.

— Potrebbero trovare il Bangalore.

— È ben nascosto in una piccola caverna laterale e Durga ha già chiuso l’entrata con una paratia di legno di tek, che nemmeno le spingarde possono atterrare.

— E le mine?

— Sì, le mine, — disse Amali, aggrottando la fronte. — Non avevo pensato a quelle.

— Scacciamo quei marinai prima che riescano a trovare l’entrata della grotta.

— È quello che faremo.

Con un fischio fece accorrere quaranta o cinquanta uomini e diede loro l’ordine di scendere,