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cap. xviii. — l'assalto alla rocca | 273 |
— Oh! No! No! Ucciderti! No ora.
— Non avranno nè l’una nè l’altra. Addio, Mysora, vado a guidare i miei uomini.
I colpi di spingarda si succedevano senza tregua. Dal mare e dallo scoglio rispondevano con supremo vigore, senza risparmio di proiettili.
Amali, avendo veduto Jean Baret dietro ad un terrapieno su cui si trovavano quattro delle più grosse spingarde, lo raggiunse, dicendogli:
— Combattiamo strenuamente, amico, perchè ormai la mia felicità credo sia assicurata. Un trono mi cadrà presto fra le mani ed insieme la più bella fanciulla di Ceylan! Che cosa poteva desiderare di più il re dei pescatori di perle?
— Dunque, Mysora.... — chiese il francese.
— Un giorno sarà mia moglie — disse Amali raggiante.
— E come risolverete la questione con suo fratello? Punire lui e sposarne la sorella! La cosa sembra un po’ difficile, giacchè suppongo che gli toglierete la vita per vendicare la morte di vostro fratello.
— Non vi sembra che strappargli il potere e farlo precipitare nella polvere, sia una punizione sufficiente per un uomo, che prima era così potente da farsi obbedire da duecentomila sudditi con un sol gesto?
— Gli lascierete la vita?
— Sì, per Mysora.
— Meglio così — disse Jean Baret. — Mostrandovi generoso avrete tutto da guadagnare e otterrete l’ammirazione anche dei suoi partigiani.