Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
272 | sul mare delle perle |
la distruzione della potenza dei miei padri. Sarà ben triste il giorno in cui si ripiegherà per sempre la bandiera della mia famiglia, che da duecent’anni sventola sulle mura di Jafnapatam.
Due lagrime erano scese sulle gote della giovane.
— Mysora, — disse Amali, — quella bandiera sventolerà sempre, accanto ad un’altra, che per quattrocento anni mostrò i suoi colori al sole ed al vento.
— La tua.
Un rimbombo assordante, che scosse perfino le massiccie muraglie del palazzo, soffocò la sua voce.
Amali si era appressato alla finestra, dalla quale si dominava un vasto tratto di mare.
L’alba era spuntata e le galee di Manaar e di Jafnapatam avevano cominciato a bombardare l’isola, dando fuoco alle spingarde.
Tutti gli uomini di Amali erano accorsi ai loro pezzi decisi a rispondere vigorosamente.
— Si preparano per l’assalto, — disse il re dei pescatori di perle.
— Riesciranno ad espugnare la tua rocca? — chiese Mysora, con ansietà.
— Non vi è alcun pericolo.
— Non essere crudele contro gli uomini della mia razza.
— No, perchè sono anche della mia; devo però difendermi e lo farò.
— Che cosa vogliono? Me o te?
— Entrambi: te per ricondurti a Jafnapatam; me per uccidermi e portare la mia testa a tuo fratello.