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più bella fanciulla che sia nata sul suolo cingalese. Mi hai udito, Mysora?

La giovane principessa, abbagliata da quel turbinìo di promesse, pronunciate da un uomo che sapeva capace di mantenerle ed attuarle, era rimasta mesta, guardandolo con crescente ammirazione.

— Un trono a me! — disse finalmente. — Io però non ti ho mai detto di amarti.

— No, ma l’ho indovinato dai tuoi sguardi. Un giorno tu puoi avermi odiato, anzi peggio, disprezzato come un bandito di mare, come un avventuriero assetato d’odio; oggi tu non mi odi più. Dimmelo, Mysora.

Un profondo sospiro fu la risposta.

— Se io ti dassi un trono, lo accetteresti?

— Io veggo nei tuoi occhi una triste fiamma, Amali — rispose la giovane. — Tu pensi alla vendetta.

— A quale?

— Tu non perdonerai mai a mio fratello d’aver assassinato il tuo.

— Io ho domandato se il cuore di Mysora batte per me o per un altro. Vi era il principe di Manaar fra noi.

— Non l’ho mai amato — rispose la giovane. — Gli avevo accordato la mia amicizia e nulla più.

Amali non seppe trattenere un grido di gioia.

— Ora ho la certezza che tu m’ami — disse.

— Non te l’ho ancora detto.

— Ti sei tradita.

— L’abisso è ancora aperto dinanzi a noi e non