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260 | sul mare delle perle |
— Una lanterna — comandò. — Ormai non ci possono più scorgere dall’esterno.
— Che manovra fortunata! — esclamò il francese, guardando le gole fosforescenti degli squali.
— Chi potrebbe immaginarsi che qui vi è nascosta una nave? Ed i vostri uomini dove sono?
— Aspettate che segnali la mia presenza — rispose Amali.
Si levò dalla fascia un fischietto e cavò tre note modulate.
Tosto, proprio sopra al Bangalore, si udì un rumore cupo, come se venisse fatta scorrere qualche enorme tavola, e la scala di corda cadde, mentre una voce chiedeva:
— Chi siete? Rispondete o faccio fuoco!
— Il padrone — rispose Amali.
— Giusto Budda! Il re dei pescatori di perle! Devo dare l’allarme, signore?
— No.
Quindi, volgendosi verso Jean Baret ed al capitano, che teneva per mano Maduri, aggiunse:
— Seguitemi; siete in casa mia.
— Questa caverna è meravigliosa! — esclamò il francese, sempre più stupito di quanto vedeva. — Chi potrà prendere d’assalto questo scoglio? I cingalesi perderanno inutilmente il loro tempo.
Quando giunsero nella galleria superiore trovarono un drappello di otto marinai, comandati da un capo.
— Padrone — disse questi — come avete fatto a passare in mezzo alla flotta senza farvi sorprendere?