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cap. xvi. — due formidabili nemici 243


Il marajah, che stava seduto placidamente sul suo cuscino di velluto, fumando il narghilè dall’acqua profumata, fece cenno ad Amali di accostarsi.

— Che cosa vuoi ancora? — chiese il re dei pescatori di perle, guardandolo con fiero cipiglio.

— Voglio fare un’ultimo tentativo.

— Parla.

— Vuoi dirmi dov’hai nascosto Maduri?

— Mai!

— Se tu me lo cedi e mi rimandi libera Mysora, io ti accordo, se non la libertà, almeno la vita.

— Sarebbe una libertà che non durerebbe più di qualche settimana. Tu mi faresti avvelenare. Voglio invece fare anch’io un’ultimo tentativo.

— Quale?

— Tua sorella fra poco sarà morta, se non ci mandi tutti liberi.

— Rimango io a governare Jafnapatam e basta.

— Crudele!

Il marajah alzò le spalle, facendo un gesto di noia.

— M’hai parlato perfino troppo di Mysora — esclamò. — Si direbbe che ti sta a cuore.

— E se così fosse?

— Vi riunirete nel paradiso o nell’inferno di Budda. Già mi avevano detto che tu, segretamente, l’amavi.

— Bada, marajah! La mia e anche la sua morte un giorno verranno vendicate! — gridò Amali.

— Quel giorno è troppo lontano perchè io me