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cap. xvi. — due formidabili nemici 235


— Se fosse tua ospite, sarebbe tornata qui.

— Per ora non le ho accordata tanta libertà.

— Tu menti, ladro di donne!

— Io te l’ho rapita per riavere mio nipote.

— Ah! Sì! Maduri! Dov’è quel fanciullo? Dove l’hai nascosto? Dimmelo o ti farò a pezzi! — urlò il marajah, furibondo.

— Bada! La vita di Mysora risponde della mia, — rispose Amali. — Provati ora a uccidermi.

— E tu oseresti tanto?

— Se non io, perchè sono qui, in tua mano, certo i miei uomini.

— Si credono ben potenti i tuoi uomini perchè il mio braccio non arrivi fino a loro. Ti dico fin d’ora che s’ingannano e che fra qualche giorno la tua rocca sarà presa d’assalto e distrutta.

Un sorriso d’incredulità sfiorò le labbra di Amali.

— Tu non conosci ancora la mia isola — disse.

— Nè tu, nè il principe di Manaar e nemmeno gl’inglesi riuscirebbero a prendermela. È troppo salda e anche troppo bene armata e guardata, perchè io abbia qualche timore.

— Ah! Il principe di Manaar, il mio alleato. Che cosa hai fatto di lui?

— È mio prigioniero.

— Vivo ancora?

— Io non ho l’abitudine di assassinare la gente che cade in mio potere. Anzi, gli ho salvato due volte la vita.

— Ah! tu sei generoso — disse il marajah sogghignando. — Dimmi, dov’è Maduri?

— È al sicuro.