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cap. xv. — la fuga di jean baret 227

senza che nessuno se ne accorga, per recarci poi preziose informazioni. Da quello che verremo a conoscere ci regoleremo per tentare la liberazione di Amali e dei suoi compagni. Ora scegli dieci uomini che mi accompagnino alla pagoda. A quest’ora i cingalesi avranno abbandonato la jungla.

— Ed io, signore?

— Tu rimarrai a guardia del Bangalore assieme agli altri e ti nasconderai in mezzo a quelle isole, tenendo pronte le spingarde. Quando udrai un colpo di fucile, accorrerai a imbarcarci. Avanti gli uomini, che devono accompagnarmi al tempio!

Dieci pescatori, armati di carabine, di pistole e di scimitarre, si fecero innanzi schierandosi dietro al francese.

— Solidi ed agili — disse questi. — Amali sa scegliere i suoi uomini.

— Buona fortuna, signore, e tornate presto, — augurò il vecchio pescatore.

— Manda subito a spiare il campo.

— Sono già pronti.

— Partiamo — disse Jean Baret ai suoi uomini. — Avrei desiderato riposarmi un po’ dopo tante corse; lo farò più tardi se mi rimarrà qualche ora di tempo e se gli avvenimenti non incalzeranno. Ci sarà da fare per togliere Amali dalle mani del marajah, tuttavia faremo il possibile. Nel caso che lo volesse tenere prigioniero, mi metterò io alla testa dei pescatori di perle e faremo la guerra.

Un po’ consolato da quell’idea, si mise in cammino di buon passo, attraverso la foresta.

Cominciava ad imbiancare il cielo, però il